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Ricevo nel mio studio a La Spezia

È sbagliato essere sempre accondiscendenti con gli altri

Jacopo Buratta • 9 dicembre 2020

Per alcuni di noi il bisogno di essere apprezzati può portare ad essere eccessivamente compiacenti e accondiscendenti...

Tutti noi abbiamo la necessità di ricevere dimostrazioni di affetto e complimenti, e di sentirci apprezzati per le nostre caratteristiche positive. Per alcuni di noi questa necessità si presenta in modo più forte ed evidente che in altri, cosa che può renderci eccessivamente compiacenti ed accondiscendenti in varie situazioni della nostra vita.


Questo tipo di atteggiamento, questa eccessiva tendenza a compiacere gli altri, dipende in parte dalla nostro livello di autostima, in parte dal nostro stile affettivo, due aspetti che inevitabilmente si legano l'uno all'altro. 

Il nostro stile affettivo si forma durante l'infanzia e risente del legame che sviluppiamo con i membri della nostra famiglia, i nostri genitori in particolare. Un bambino infatti può maturare la sensazione che i suoi genitori abbiano profondamente bisogno di lui per star bene; o altrimenti sentirsi costretto a elaborare strategie che gli permettano di sentirsi accettato ed apprezzato. Il bambino può quindi sviluppare la convinzione di dover aderire ai bisogni dell'adulto trascurando i propri, e questo può portarlo a sviluppare sensi di colpa se non riesce a modificare l'umore dei propri genitori.

Come risultato di tutto questo, una volta che questo bambino diverrà adulto mostrerà sempre una grande attenzione a carpire i bisogni degli altri e avrà la tendenza a mantenere rapporti cordiali con tutti e a evitare i conflitti. Mostrerà inoltre difficoltà a dire di no, a riconoscere i propri bisogni e ad esprimere le proprie emozioni; proverà vergogna quando le sue qualità non verranno riconosciute e si sentirà in colpa quando una relazione non funzionerà.

Inevitabilmente questo modo di relazionarsi con gli altri porta a sviluppare un forte malessere, poiché la persona compiacente si sente costretta a mettere da parte i propri bisogni per soddisfare i bisogni degli altri; e d'altra parte se non si comportasse così avrebbe timore di non essere apprezzato e accettato e di essere quindi abbandonato.


A volte, nel definire questo stile relazionale, si parla di sindrome di Wendy

Wendy è la protagonista femminile della fiaba di Peter Pan, quella che Peter Pan porta con sé nell'Isola che non c'è affinché lei si prenda cura di lui e dei "bimbi sperduti". D'altra parte ha senso: in una relazione in cui una persona è incapace di maturare e prendersi le responsabilità che gli competono, il suo partner, allo scopo di sentirsi apprezzato e riconosciuto, può esser disposto a venire continuamente incontro ai suoi bisogni e alle sue necessità.

La sindrome di Wendy tende a colpire qualunque genere di persone, anche se forse diventa più evidente nelle donne, che rischiano così di esser coinvolte in relazioni tossiche, rapporti sentimentali per loro poco sani con partner egocentrici, immaturi e spesso poco disposti a riconoscere i loro bisogni e le loro necessità.


Come possiamo quindi cambiare il nostro modo di relazionarci e imparare ad essere meno accondiscendenti con gli altri? 

Anzitutto dobbiamo imparare ad apprezzare di più noi stessi. Dobbiamo smettere di cercare l'approvazione degli altri, perché l'unica approvazione di cui abbiamo bisogno e la nostra. Se non siamo capaci di apprezzarci non ha alcuna importanza quello che ci possono dire gli altri. 

Dobbiamo imparare ad ascoltare maggiormente i nostri sentimenti e le nostre sensazioni e dare ad essi maggior dignità, anche se questo può deludere e indispettire le altre persone.

Ricordiamoci che abbiamo il diritto di dire no: aiutiamo i nostri familiari e i nostri amici perché lo vogliamo fare e non perché ci sentiamo obbligati, e facciamolo perché abbiamo il tempo per farlo e questo non interferisce con qualunque cosa noi possiamo pianificare o desiderare; nella consapevolezza che nessuno è obbligato a trattarci nel modo in cui lo trattiamo noi...

Allontaniamoci dalle relazioni distruttive, da quelle persone capaci solo di sfruttarci ed incapaci di restituire il tempo e la dedizione che siamo pronti a donare loro. 

Ricordiamo che i protagonisti della nostra esistenza siamo noi, e passiamo questo concetto ai nostri figli, con i tempi giusti, affinché crescendo siano anche loro capaci di costruire un'esistenza piena ed appagante.


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