Tutti noi abbiamo paura di fallire. Il fallimento spesso ci lascia un senso di vuoto, profonda tristezza e ci mette a confronto con la nostra incapacità e i nostri limiti. Ci può esporre alla vergogna e ai sensi di colpa e ci può far sentire inadeguati, sbagliati.
Il fallimento ha un costo e a volte, per non pagarne il prezzo, preferiamo rinunciare, ci arrendiamo…e così facendo ci illudiamo di tener lontani dolori e sofferenze, ma non ci rendiamo conto che rischiamo di rinunciare a importanti occasioni di crescita e maturazione.
Viene spesso citata una frase dello scrittore Samuel Beckett: “Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Fallisci ancora. Fallisci meglio” La frase è potente ed è fonte sicuramente di grande ispirazione; nel tempo è diventata una sorta di mantra per chiunque si senta pronto ad affrontare grandi sacrifici, per dar vita ai propri sogni e alle proprie ambizioni.
Ma quanti fallimenti siamo disposti ad accettare?
Fra chi legge questo articolo ci sono sicuramente persone che sentono di aver affrontato fin troppi fallimenti nella propria vita, persone così stanche e scoraggiate da non aver più voglia di mettersi in gioco, che vogliono soltanto un po’ di pace e tranquillità…nel lavoro, in amore, con i propri familiari, altro che “fallisci meglio”! Quello però che non viene mai detto è che la frase di Beckett viene sempre citata in maniera parziale, e quello che sembra un inno potente all’ottimismo e alla voglia di migliorare, poche righe dopo assume un significato diametralmente opposto: “...Prova ancora. Fallisci ancora. Ancora meglio. O peggio di prima. Fallisci peggio di nuovo. Ancora peggio. Fino a che ne sei schifato. Fino a che vomiti per davvero. E non ne puoi più…” Non un inno alla capacità di mettersi in gioco e rischiare, ma un’amara considerazione sulla vita, sullo stress e la frustrazione che la nostra società ci impone.
No, non possiamo avere come obiettivo il fallimento, tutti noi abbiamo un limite oltre il quale non riusciamo ad andare, in pazienza, in sopportazione, in sofferenza…e arriva per tutti noi il momento in cui siamo stanchi di imparare dai nostri errori. Ma se non è accettabile vivere in funzione del prossimo fallimento, è anche difficile immaginare una vita priva di errori. Siamo esseri imperfetti, lo sbaglio è parte della nostra natura…per lo meno se scegliamo di perseguire un minimo obiettivo. La realtà è che, essendo noi imperfetti, non possiamo non sbagliare; anzi, per questo motivo è giusto dire che abbiamo il diritto di sbagliare. Sì, abbiamo il diritto di commettere errori, di scegliere se insistere e provarci ancora; o altrimenti rinunciare e accontentarci di quello che abbiamo. Ed è un diritto che non abbiamo soltanto con gli altri, ma soprattutto nei confronti di noi stessi.
Ma se abbiamo il diritto di sbagliare, abbiamo anche il dovere di imparare dai nostri errori; capire quindi se il fallimento è frutto della nostra impreparazione e dei nostri sbagli, o se invece ci siamo posti obiettivi troppo elevati per le nostre capacità.
Molti degli obiettivi che ci possiamo porre nella vita hanno un costo, e scegliere se pagare o meno quel prezzo è probabilmente uno dei diritti più grandi che abbiamo. Ricordiamo però che se scegliamo di non provare e di non metterci in gioco anche quello è un fallimento, per quanto a volte può essere la soluzione migliore. Se invece proviamo, rischiamo, anche in caso di fallimento potremmo ricavare qualcosa di utile...