Tendiamo erroneamente a pensare che le nostre azioni e i nostri comportamenti definiscono chi siamo...noi però non siamo semplicemente le nostre azioni, e ancor meno siamo i nostri errori.
Certo, può accadere che gli altri ci giudichino in base alle nostre azioni..in certe situazioni è quasi inevitabile. Se ad esempio dobbiamo affrontare un esame o un colloquio di lavoro saremo valutati in base alla nostra prova, e non per quello che sono realmente le nostre conoscenze o capacità. Una prova però può andar male per tanti motivi e al di là del risultato solo noi possiamo essere in grado di capire quanto siamo realmente preparati e capaci.
Questo approccio vale in ogni ambito della nostra vita: possiamo commettere tanti sbagli ed errori, ed essere giudicati in base a tali azioni. Non dobbiamo però permettere che siano tali azioni a definire chi e cosa siamo; tanto meno dobbiamo accettare che a definirci siano i giudizi degli altri.
Quando siamo molto insicuri o abbiamo una bassa autostima diventa difficile per noi capire e accettare chi siamo.
La nostra autostima nasce e si sviluppa tramite il confronto costante che noi facciamo tra quello che percepiamo come il nostro sé ideale e quello che per noi è il nostro sé reale. Da una parte quindi c’è quello che vorremmo essere, dall’altra c’è quello che crediamo di essere. Quando percepiamo molta distanza fra questi due livelli la nostra autostima ne risente. Vorremmo essere diversi, migliori; ma ogni tentativo di miglioramento fallisce in partenza, perché non reggiamo il confronto con i nostri limiti e i nostri sbagli. Inoltre, poichè la nostra autostima dipende molto ed è fortemente influenzata dalle nostre relazioni personali, lasciamo ai giudizi degli altri la possibilità di definire i nostri valori, i nostri meriti e demeriti e le nostre qualità. Questo in particolare può accadere con i nostri genitori e con i nostri partner.
Per alcuni di noi le situazioni di bassa autostima possono essere momentanee e legate a particolari eventi della nostra vita (un esame che non riusciamo a superare, un fallimento in ambito lavorativo, il tradimento di un amico, ecc…). Per altri si tratta di una sensazione costante che ci portiamo dietro fin dalla nostra infanzia.
Una bassa autostima può condurci alla ricerca di persone che noi reputiamo capaci di sostenerci ed aiutarci, in grado di colmare i nostri limiti e a cui poterci affidare; spesso però questo rischia di farci sentire ancora più incapaci e sbagliati, poiché temiamo di essere un peso per chi ci vuole bene (cosa che ci può riempire di sensi di colpa). Rischiamo inoltre di interpretare le attenzioni e gli affetti degli altri come una forma di compassione e una conferma indiretta del basso valore che ci diamo.
A volte una bassa autostima si forma nell’ambito di una relazione “tossica”, dove un partner abusa emotivamente e verbalmente dell’altro. In questo tipo di relazioni la vittima si svaluta e sviluppa forti insicurezze e sensi di colpa. Queste sensazioni possono rimanere anche alla fine del rapporto, e condizionare le relazioni future: ci si trova così ad alternare relazioni con persone che confermano continuamente il basso giudizio che diamo a noi stessi, e di cui diventiamo vittime nella speranza illusoria di dimostrare a loro, e quindi a noi stessi, il nostro valore.
La nostra autostima può avere quindi un ruolo molto importante, e quando è troppo bassa può influenzare pesantemente il nostro benessere e la qualità della nostra vita e delle nostre relazioni. Secondo il psicoterapeuta Nathaniel Branden l’Autostima è un bisogno psicologico umano, ed è quindi molto importante soddisfare questa nostra esigenza. Per migliorare l’autostima Branden suggerisce di prendere in considerazione quelli che lui definisce i Sei Pilastri dell’Autostima
Anzitutto, bisogna vivere consapevolmente, ovvero essere consapevoli delle nostre azioni nel momento in cui le facciamo.
Il secondo pilastro è l'auto-accettazione: la pratica di accettare i nostri pensieri, emozioni e comportamenti, rispettarli e credere in essi.
Il terzo pilastro è l’auto-responsabilità: è la pratica di accettare la responsabilità del nostro agire e degli effetti che possiamo causare, buoni o cattivi che siano.
Il quarto pilastro è l’auto-assertività, ovvero trattare i nostri bisogni e interessi con rispetto, ed esprimerli in modo appropriato.
Il quinto pilastro è quello che lui definisce il vivere volutamente: saper formulare obiettivi e progetti, e mettere in atto i passi necessari per poterli raggiungere.
Il sesto pilastro è l’integrità personale, cioè fare in modo che i nostri comportamenti siano coerenti con le nostre convinzioni.
Il quinto e il sesto pilastro sono a mio avviso particolarmente importanti. Non dobbiamo mai smettere di porci nuovi obiettivi e di immaginare nuovi progetti, e di investire energie affinchè i nostri desideri possano trasformarsi in realtà.
Inoltre, invece di farci definire dalle nostre azioni, facciamo in modo che siano le nostre convinzioni e i nostri valori ad ispirare il nostro agire.