A partire dagli anni sessanta la psicologia ha cominciato a studiare con grande attenzione la comunicazione umana. Diversi studi hanno evidenziato come a volte le persone nel comunicare tendono a porsi su due spettri opposti: abbiamo così da un lato una persona che comunica in maniera aggressiva e dall'altro lato abbiamo persone che accettano e subiscono questo tipo di comunicazione in maniera passiva. Intendiamo con comunicazione aggressiva un modo di comunicare con cui si cerca di dominare e schiacciare l'altra persona; non è raro che questo tipo di interazione avvenga tra persone che non sono sullo stesso livello, ad esempio un datore di lavoro con un suo subalterno. A volte però questo modo di comunicare avviene anche tra persone che dovrebbero essere sullo stesso piano, ovvero tra partner o fra amici. Un'importante osservazione che possiamo fare è che una persona che comunica in maniera aggressiva ha bisogno di qualcuno che subisce questa sua modalità in maniera passiva; se proviamo a metterci sullo stesso piano della persona aggressiva si arriva allo scontro e allora la comunicazione non è più possibile.
Come si fa allora a parlare con una persona aggressiva? L'unico modo è quello di comunicare in maniera assertiva. Con il termine di assertività si intende la capacità di esprimere in maniera chiara ed efficace le proprie emozioni e opinioni senza offendere né aggredire la persona che abbiamo di fronte. Ovviamente si tratta di una cosa che può diventare estremamente complicata quando parliamo con una persona aggressiva. Esistono però delle strategie e delle tecniche che possono aiutarci a rendere la nostra comunicazione più assertiva e quindi più efficace.
La tecnica più semplice consiste nel dire semplicemente “no”; l’aggressività infatti può essere utilizzata per imporre la propria volontà, e un semplice no come risposta, espresso in maniera chiara e pacata, può disarmare chi ci parla e obbligarlo a cambiare strategia.
Un’altra tecnica piuttosto semplice, quando ad esempio ci criticano, consiste nel dichiararsi in parte d’accordo con le critiche ricevute: questo infatti permette di disarmare chi ci sta aggredendo, perché mai si aspetterebbe che siamo d’accordo con le sue critiche. Ad esempio:
“Tu arrivi sempre tardi al lavoro!”
“è vero, mi capita qualche volta di arrivare tardi, però mi impegno sempre al massimo e sono estremamente produttivo”.
Un’altra tecnica ancora consiste nell'utilizzare quello che gli americani chiamano i-Message, ovvero espressioni dove io sposto l'attenzione su di me e su quello che sento, e che sono l'opposto degli you-message, con i quali mi concentro nel dare giudizi sulla persona con cui sto parlando. Le espressione basate sul “tu” ("tu sbagli", "tu non capisci", ecc.) infatti possono in certi casi essere percepite come un attacco, a cui l’altra persona risponderà diffendendosi; e nel caso di una persona aggressiva la risposta sarà quella di essere ancora più aggressivo. Se invece metto al centro del discorso le mie sensazioni, i miei sentimenti, obbligo chi mi ascolta a riflettere sull’effetto che le sue modalità hanno su di me, e questo lo può disarmare. Posso dire per esempio “mi sento ferito” invece di “tu mi ferisci”, e anche “ho l’impressione di non essere capito” invece di “tu non capisci/non sei grado di capirmi”.